lunedì 5 dicembre 2011


UNA CRONISTORIA: LA VOCE DEL CITTADINO E' COSTRETTA A TACERE


Il fantasma del Difensore Civico:

una presenza scomoda

Le infinite procrastinazioni di un consiglio comunale disinteressato, portano al commisariamento per l'elezione. Una volta nominato, il difensore viene depennato dopo 40 giorni di attività. Ma i soldi per la sua retribuzione furono stanziati: dove sono finiti?

7 LUGLIO 2010 - Viaggiando su di un treno regionale dell’Emilia Romagna ho avuto l’opportunità di notare una delle tante locandine pubblicitarie; stavolta però non si trattava dei soliti e ripetuti spot. L’oggetto dell’attenzione del viaggiatore in questo caso non riguardava l’evento tipico o il cosmetico più all’avanguardia come ci si aspetterebbe, ma la promozione di una figura istituzionale. La novità mi porta a soffermarmi meglio: la regione stava coscientemente sponsorizzando l’attività di una istituzione tanto importante quanto spesso sottovalutata, almeno dalle nostre parti. Già, poichè ciò che altrove viene promosso e ritenuto giustamente opportunità di modernizzazione e garanzia dell’imparzialità sociale, nelle nostre zone ci si preoccupa per di più di tacerne accuratamente l’esistenza. Con l'art. 8 della Legge 142/90[1] la normativa europea e statale stabilisce l’istituzione di una figura garante dei diritti del cittadino nei confronti dell’amministrazione pubblica: il difensore civico. Costui può segnalare di propria iniziativa od in seguito ai reclami pervenuti dai cittadini, disfunzioni, inadempienze, ritardi ed iniquità che dall’attività gestionale di comuni, province e regioni possono emergere;è questa la figura istituzionale su cui il cittadino conta per la difesa dei propri diritti nei confronti di chi lo governa.
Il suo è un potere più politico che giuridico, nel senso che può fare pressioni sui responsabili degli uffici pubblici affinché conformino la loro azione a quanto stabilito dalla legge, facendo presente che in caso contrario il comportamento illegittimo verrà denunciato all’organo politico dell’ente . L’esercizio di questa funzione prospetta un costante monitoraggio dell’operato delle amministrazioni da parte del difensore, che diventa così un concreto punto di riferimento per tutti i cittadini, i quali ,spesso lontanissimi dalle oscure e complesse realtà burocratiche, trovano nel difensore una valida guida per la risoluzione di problemi e difficoltà che scaturiscono direttamente dalle inadempienze e/o dalle disattenzioni degli enti pubblici. Una presenza tanto valorosa e talvolta anche scomoda si capisce essere sostanzialmente necessaria all’intermo di una organizzazione sociale che sia democratica. Il difensore civico presta la sua voce a chi non ce l’ha, a quel  cittadino “isolato” ed estraniato dalla sfera decisionale e amministrativa del proprio territorio; quella voce che è sempre da interpretare come la possibilità di tradurre l’errore in correzione, un disagio in un miglioramento delle condizioni in cui ognuno di noi vive. Ma così non è. Dalle nostre parti la voce del cittadino viene intesa troppo spesso da funzionari ed impiegati solo come un inutile polemica e talvolta ci si trova ad essere persino beffeggiati per aver posto una domanda in più o per aver chiesto maggiori chiarimenti. Ovviamente il nostro difensore non potrà entrare nel merito di queste faccende, poiché queste stanno all’educazione ed alla intelligenza degli stessi funzionari. Dunque se così fosse ci si potrebbe aspettare un progredire graduale,che parta dal basso e cioè dalla presa di coscienza delle reali difficoltà che quotidianamente il cittadino comune si trova ad affrontare e che, come dovere, dovrebbe essere tenuto a manifestare presso l’ufficio del difensore della cittadinanza, affinché trovi delle soluzioni presso chi di dovere. In origine questa figura istituzionale prese il nome di Obunsdam, che nella Svezia del 1809 appena insorta contro la monarchia spiegava a pieno il ruolo che il funzionario avrebbe dovuto ricoprire: seguendo l’etimologia, egli doveva essere un “uomo che funge da tramite”, il mezzo di comunicazione cioè tra la città e il suo governo. Questo difensore è perciò in primis simbolo di democrazia: l’istituzione di questa figura competente implica inequivocabilmente la presenza effettiva della classe governante, il suo “esserCi” fra i cittadini e soprattutto il suo essere disponibile e pronto all’incontro con tutti coloro che essendo liberi cittadini ed elettori meritano in quanto tali tutta l’attenzione possibile. Ma c’è un ‘però’: la cara finanziaria 2010 prevede la riduzione del contributo ordinario di base agli enti locali per gli anni 2010, 2011 e 2012  in misura pari a 12, 86 e 118 milioni per i comuni; a differenza dell’emendamento precedente formulato in termini facoltativi, questo obbliga i comuni alla soppressione di una serie di organismi, tra cui proprio quello del difensore civico. A parer mio una grave perdita per la cittadinanza tutta; una realtà che appare ancora più assurda qualora ci si voglia soffermare sul fatto che, secondo la stessa fonte, mentre i contributi per gli enti locali diminuiscono, s’impennano quelli stanziati per il sostentamento delle emittenti radio-televisive. Quindi, a quale esigenza dare la precedenza? Al bisogno repentino d’ingurgitare film, telefilm, realty  in alta definizione? O alle carenze, alle preoccupazioni e ai disservizi che un cittadino deve sopportare, perché si è privi di una figura tutelatrice? Pensandoci bene però, in fondo questo non è un problema che ci riguarda; perché a quanto pare la nostra amministrazione comunale si è già preoccupata tempo addietro della nomina di un difensore civico, ma pure di renderne infruttuosa e praticamente impossibile l’elezione finale.
La Statuto del Comune di Castelvetrano prevede l’istituzione di questa figura. Nel 2005 si svolge regolare concorso per titoli e tra tutti i partecipanti aventi i titoli richiesti vengono estratti a sorte 5 nominativi, tra cui il Consiglio doveva nominarne uno come Difensore Civico. Dopo tantissime (circa 30) e costosissime sedute Consiliari (ogni Consigliere viene pagato a gettone di presenza per circa  70 euro di allora e i consiglieri erano sempre presenti in numero di trenta! - cioè 2.100,oo euro a seduta, per un totale di  21.000,oo euro!!) non si riesce a nominare tale figura perchè ognuno dei candidati non giunge mai ad ottenere la maggioranza assoluta presso i consiglieri; questi, mirando alla tutela dei preziosi interessi personali che dietro questa elezione si celavano, pretendendo ognuno l’elezione del proprio “preferito”, resero impossibile  un felice esito. Per tale motivo, in sostituzione del Consiglio Comunale inadempiente, la Regione nomina "un commissario ad acta", un Funzionario Regionale che si sostituisse al Consiglio solo per la nomina del Difensore civico. Si giunge così dopo infinite procrastinazioni all’elezione di uno dei candidati. Ma, la poca professionalità del commissario ad acta, che non redige in modo regolare l'atto di nomina, permette a due degli altri sorteggiati di presentare ricorso al TAR, presso cui la appena nominata ottiene la sospensiva della opposizione e quindi viene immessa in servizio. Ma dopo 40 giorni i due oppositori ottengono Sentenza del TAR a loro favorevole solo ed esclusivamente per un vizio (un errore) formale dell'atto di nomina e le mansioni del difensore civico vengono così sospese. Da allora non se ne è più parlato, ovviamente; il carattere imparziale del difensore eletto inoltre si mostrava agli occhi della maggioranza fin troppo equanime per poterne trarre dei vantaggi; quindi perché non soggiacere, evitando la fatica di un ulteriore elezione? Si è preferito invece fare ricorso aggrappandosi all’unica motivazione  possibile, ossia un pretestuoso errore di forma.
Non so se faccia più onore parlare di incapacità comunicativa e di risoluzione tra i consiglieri inabili nel mettersi d’accordo dopo estenuanti e ripeto, costosissime, sedute o  della amarezza del cittadino,  defraudato da un banale errore di forma e non di sostanza. Chi si oppose a questa nomina ufficialmente valida e già avviata alla sua funzione di sostegno e tutela della cittadinanza, lo fece secondo pretesti, ottenendo deludenti risultati: la nominata viene sospesa e nessun’altro ancora riuscirà a prenderne il posto nella difesa dei diritti dei cittadini. E qui mi domando: “chi ci ha rimesso?”. Di certo non i Consiglieri che il loro gettone a seduta lo hanno intascato; tanto meno Sindaco ed amministratori pubblici che nel difensore vedevano una scomoda e scocciante presenza. Ci rimette il cittadino libero! Colui che non sa a chi rivolgersi per proteggersi da atti, fatti e comportamenti nati da una “cattiva amministrazione”, che abbiano violato, trascurato o compromesso i suoi interessi legittimi. E’ con queste prerogative che l’uomo comune scopre di doversi rivolgere ad amicizie e aderenze politiche per non soccombere e chi non le ha infatti soccombe. E pensare che la difesa dei diritti umani è essa stessa un diritto già acquisito, che fa parte del nostro essere cittadini italiani, ma finisce qui per ridursi e mascherarsi in “scambi di favori”, piuttosto che essere affidata al lavoro di chi per quanto stabilito dalla Legge è lecito che se ne occupi. Il rischio da evitare, probabilmente, è il solito, ovvero che la politica - e l’amministrazione –  fagociti e trasformi in quello che più le conviene anche le migliori intenzioni: non solo dal 2005 la Pubblica Amministrazione non ha nominato alcun difensore civico, sottraendo alla cittadinanza un servizio prezioso e qualificato, ma la cosa preoccupante è che i costi del Difensore Civico erano già stati stanziati ed immessi in bilancio! Ovvero, i fondi stanziati per il sostenimento di tale figura professionale dove sono andati a finire? Dove e per cosa sono stati stornati? Forse in qualche "fistino" o "gita del Sindaco con tutta la sua corte per un gemellaggio, poniamo, con gli italo-americani di New York?

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